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Progetto Carbomark, per la diffusione dei mercati locali del carbonio.
 

 

Il carbonio riduce l’anidride carbonica atmosferica.

Il progetto Carbomark segue

- la gestione delle foreste

- l'ampliamento del verde urbano (e quindi anche nei giardini condominiali)

- l'utilizzazione di prodotti legnosi (nelle costruzioni)

 I cambiamenti climatici

La tutela dell’ambiente è uno dei grandi temi del nostro tempo. A partire dalla rivoluzione industriale e, in maniera sempre più incisiva fino ai giorni nostri, l’impatto sull’ambiente generato dalle attività umane necessarie allo sviluppo economico è cresciuto in maniera esponenziale.

Nelle aree del pianeta dove lo sviluppo economico si è manifestato con maggiore intensità, questo ha portato da un lato ricchezza e benessere ma dall’altro una serie di effetti negativi per l’ambiente che progressivamente sono risultati “insostenibili”.

Oggi una parte della popolazione mondiale può contare su case riscaldate, sistemi di trasporto rapidi ed efficienti, disponibilità di oggetti che possono migliorare la qualità della vita.

A fronte di questi benefici sono tuttavia sempre più frequenti ed evidenti fenomeni di degrado ambientale come deforestazione, dissesto idrogeologico, esondazioni e inquinamenti dell’acqua, dell’aria e del suolo.

Uno dei principali motivi di attenzione è costituito dai cambiamenti climatici, cioè dalle mutazioni del clima terrestre che stanno avvenendo in anni recenti a seguito di una serie di modificazioni delle caratteristiche dell’atmosfera che complessivamente vanno sotto il nome di “effetto serra”.


L’effetto serra è un meccanismo naturale che consente di mantenere sulla terra una temperatura compatibile con lo sviluppo della vita.

Il nostro pianeta è perennemente colpito dai raggi solari. La terra a sua volta emette energia verso l’esterno sottoforma di una radiazione che viene intercettata e in parte assorbita dall’atmosfera. La stessa atmosfera rimanda una parte di tale energia verso la superficie terrestre, contribuendo al suo riscaldamento e alla creazione del clima necessario allo sviluppo degli organismi viventi. Senza questa importante barriera la temperatura terrestre sarebbe costantemente inferiore a zero gradi centigradi.

Negli ultimi decenni le emissioni gassose prodotte soprattutto dall’impiego di combustibili di origine fossile hanno modificato la composizione dell’atmosfera aumentando in maniera anomala la sua capacità di trattenere la radiazione solare. Il risultato è un progressivo surriscaldamento della superficie terrestre che è alla base dei cambiamenti climatici che si registrano in tutto il pianeta.


Il Protocollo di Kyoto

Il problema dei cambiamenti climatici è al centro di un dibattito che vede coinvolti scienziati di tutto il mondo per cercare di trovare una soluzione che permetta di coniugare le esigenze di sviluppo economico con la necessità di salvaguardare l’ambiente e arrestare le dinamiche di cambiamento climatico.

L’assorbimento di carbonio

Vari gas sono responsabili dell’alterazione dell’atmosfera che induce i cambiamenti climatici, come l’ossido di azoto, il metano, i clorofluorocarburi e l’”anidride carbonica”.

Quest’ultimo gas, in particolare, è prodotto in grande quantità nei processi di combustione del petrolio e dei suoi derivati, per esempio per produrre energia o per i trasporti. L’aumento della concentrazione atmosferica di anidride carbonica è uno dei principali imputati del riscaldamento terrestre e del cambiamento climatico.

È quindi evidente che il principale strumento per contrastare il cambiamento climatico resta quello della riduzione delle emissioni. Per non produrre un rallentamento della crescita economica tale riduzione deve essere ottenuta principalmente attraverso l’introduzione di nuove tecnologie più pulite, il ricorso a fonti energetiche rinnovabili, il risparmio energetico e la modifica degli stili di vita.

Accanto a queste misure è possibile anche attivare meccanismi che promuovano l’assorbimento della anidride carbonica dall’atmosfera e lo stoccaggio del carbonio sotto forme che non abbiano effetti sul clima. Lo strumento chiave per questo procedimento è la fotosintesi, un processo naturale che avviene negli organismi vegetali.

Come e' noto mediante la fotosintesi le parti verdi delle piante, sottoposte alla radiazione luminosa, assorbono anidride carbonica ed emettono ossigeno.

Questo passaggio implica un processo di riduzione chimica, stimolato dalla luce, grazie al quale la molecola di anidride carbonica assorbita dagli organi verdi perde l’atomo di carbonio che resta a far parte delle strutture legnose della pianta mentre l’ossigeno torna in atmosfera.

Si parla quindi di “assorbimento” dell’anidride carbonica e di “stoccaggio” del carbonio.

Fintanto che il carbonio è stoccato nella massa legnosa esso non è più disponibile per la formazione di anidride carbonica e di conseguenza a fronte dell’aumento della quantità di legno prodotta si ottiene una corrispondente diminuzione della anidride carbonica in atmosfera.



Lo scambio di crediti di carbonio

Poiché lo stoccaggio del carbonio permette di ridurre l’anidride carbonica atmosferica si può realizzare un meccanismo di compensazione allo scopo di mitigare le emissioni prodotte dai processi produttivi e dalle attività antropiche.

L’anidride carbonica emessa da un processo produttivo può infatti essere assorbita da una foresta, riducendo quindi fino ad azzerare l’impatto di quel processo produttivo ai fini del cambiamento climatico. A livello globale il fatto che la produzione e l’assorbimento di anidride carbonica siano localizzati in aree geografiche diverse, anche molto distanti tra loro, è ininfluente sull’efficacia del processo in quanto la problematica del cambiamento climatico ha una dimensione planetaria.

Il progetto Carbomark

Il progetto Carbomark nasce dall’esigenza di sperimentare l’istituzione di un mercato del carbonio caratterizzato dalla dimensione “locale”, cioè dalla prossimità geografica tra chi acquista e chi vende quote di carbonio.

Anche se, come abbiamo visto, questo aspetto è ininfluente per quanto riguarda gli effetti ambientali, si è ritenuto importante avvicinare i soggetti del mercato per dare maggiore visibilità al meccanismo di scambio.

Nel caso, ad esempio, di un bosco situato in prossimità di un sito industriale che emette anidride carbonica, la vicinanza geografica consente di cogliere il filo diretto che lega le due attività, favorendo dal punto di vista delle imprese anche la possibilità di valorizzare a fini commerciali il proprio impegno per l’ambiente.

In particolare il progetto Carbomark si sviluppa a livello regionale attraverso la creazione di due mercati paralleli, uno in Veneto e uno in Friuli Venezia Giulia.

All’interno di ciascuna di queste 2 regioni il progetto intende creare altrettante borse commerciali per lo scambio dei crediti di carbonio nelle quali operano soggetti che possono stoccare carbonio, che quindi vendono crediti, e soggetti che intendono “compensare” le proprie emissioni di gas ad effetto serra che quindi acquistano i crediti posti in vendita.

Il progetto Carbomark prevede che i meccanismi di scambio possano fare riferimento a tre distinti processi di stoccaggio del carbonio: la gestione delle foreste, l’ampliamento del verde urbano e l’utilizzazione di prodotti legnosi.

La gestione forestale

Lo stoccaggio del carbonio all’interno di un bosco è legato all’incremento della massa legnosa che si realizza nel tempo, come effetto della crescita continua della piante.

I boschi dell’arco alpino si trovano oggi generalmente in una fase di espansione dovuta ai rimboschimenti dei secoli passati ai quali ha fatto seguito un progressivo abbandono dei territori di montagna con conseguente ampliamento delle superfici boscate.

Ad oggi i boschi del Veneto e del Friuli Venezia Giulia sono condotti secondo regole precise e piani pluriennali che puntano da un lato a garantire la possibilità per i proprietari di raccogliere e vendere il legname dall’altro a preservare le funzioni paesaggistiche, ricreative ed ecologiche che sono proprie delle foreste.

Tali piani sono calibrati in funzione delle caratteristiche di ciascuna particella boschiva e indicano quanta parte dell’incremento legnoso può essere utilizzato dal proprietario per il taglio e la vendita. È solo questa parte del legno accumulato dalla foresta che il proprietario forestale può decidere di non tagliare e lasciare nel bosco con la finalità dello stoccaggio del carbonio.

L’impegno a mantenere nel bosco il legno che origina lo stock di carbonio si riferisce ad un periodo pari almeno a 30 anni. Il carbonio resta infatti immobilizzato nel legno fino a quando questo si decompone per motivi chimico-fisici, come ad esempio la combustione, o per ragioni biologiche come nei processi di decomposizione e compostaggio.

Lo stoccaggio del carbonio nel legno è quindi una misura “temporanea” e la sua efficacia rispetto alla mitigazione dei cambiamenti climatici si può realizzare solo nel caso in cui la massa legnosa permanga inalterata per un periodo temporale significativo.

Non bisogna infine dimenticare che il bosco è anche un importante elemento di valore ambientale e quindi la sua permanenza induce effetti positivi per quanto riguarda la biodiversità, i possibili usi ricreativi e i benefici per le comunità locali.

Il verde urbano

Anche gli alberi utilizzati per il verde urbano producono legno utile per lo stoccaggio del carbonio. Il progetto Carbomark prevede che ai fini della generazione di crediti di carbonio possano essere prese in considerazione 2 tipologie di attività: l’afforestazione urbana e il miglioramento della gestione del verde pubblico.

Nel caso della “afforestazione” il calcolo della quantità di carbonio stoccato, e quindi vendibile sul mercato Carbomark, è dato dal volume di legname che sarà prodotto a seguito della piantagione di nuovi alberi in un periodo che, anche in questo caso, è pari a 30 anni a partire dalla data della piantagione. Nel calcolo dei crediti devono essere tuttavia sottratte le emissioni di anidride carbonica che si avranno a seguito dell’impiego di mezzi motorizzati per la piantagione e per la successiva manutenzione degli alberi posti a dimora. Inoltre perché sussistano crediti di carbonio è necessario che le piantagioni siano effettuate dagli enti pubblici come misura volontaria e non a seguito di particolari obblighi di legge.

Le amministrazioni pubbliche possono generare crediti di carbonio anche attraverso modifiche alla gestione del verde urbano di loro competenza che siano finalizzare ad aumentare l’accumulo di massa legnosa. In questo caso devono tuttavia dimostrare la variazione indotta attraverso la comparazione con precedenti censimenti. Resta inoltre invariato il principio in base al quale solo iniziative che non rientrano in obblighi di legge possono concorrere all’attribuzione di quote di carbonio.



I prodotti legnosi

La terza modalità di stoccaggio del carbonio considerata dal progetto Carbomark è costituita dal suo accumulo nei prodotti legnosi.

Anche lo stoccaggio del carbonio nel legno è un meccanismo “temporaneo” e può avere un effetto significativo solo nel caso in cui il legno che lo contiene permanga inalterato per molto tempo.

In fase di avvio del mercato Carbomark è stato scelto di considerare lo stoccaggio nel legno solo per alcune tipologie di prodotti legati all’edilizia quali travi, solai, strutture lamellari e pareti. Questa scelta deriva da due fattori.

In primo luogo i prodotti per l’edilizia hanno una vita utile prevista di almeno 50 anni, un periodo sufficiente a considerare “significativo” l’impatto sull’ambiente dello stoccaggio del carbonio in essi contenuto.

In secondo luogo il loro impiego è più facilmente dimostrabile e verificabile, ad esempio attraverso l’analisi di bandi di gara e capitolati d’appalto.



Un’opportunità per le imprese

Fino ad ora abbiamo esaminato le diverse possibilità previste dal mercato Carbomark per garantire lo stoccaggio del carbonio e offrire dei “crediti” relativi a questa finalità.

Ma chi sono gli altri operatori del mercato Carbomark?

Negli ultimi anni sempre più spesso le imprese hanno rivalutato il significato dell’impegno ambientale.

L’evoluzione degli stili di vita ha portato i consumatori a maturare una maggiore sensibilità verso la natura e l’ecologia un numero sempre più elevato di persone è portato ad includere valutazioni di tipo “ambientale” nelle scelte d’acquisto.

Si tratta di un fenomeno già molto diffuso nel settore agroalimentare, ad esempio con l’ampliamento dei canali commerciali che offrono cibi da agricoltura biologica o prodotti per l’igiene della casa caratterizzati da metodi di produzione che cercano di ridurre al minimo l’impatto ambientale.

Molte aziende di produzione, inoltre, hanno maturato negli anni una propria convinzione etica rispetto all’impatto ambientale che le ha portate a dotarsi di proprie politiche ambientali collegate a strategie di contenimento della produzione di rifiuti, di riduzione dei consumi energetici, di miglioramento della qualità complessiva dell’ambiente nel quale operano.


 

L’acquisto di crediti di carbonio

Il mercato Carbomark si propone come uno strumento a disposizione delle imprese che intendono operare a favore dell’ambiente e informare i propri clienti di questo impegno.

Attraverso l’adesione al mercato le imprese, che possono essere produttrici di beni o di servizi, acquistano crediti di carbonio da soggetti che si impegnano a stoccare questo carbonio con le modalità viste precedentemente.

È molto importante e positivo il fatto che il mercato Carbomark abbia una dimensione “locale”. In questo modo infatti è senz’altro più facile trasferire ai propri clienti la concretezza dell’impegno ambientale assunto.

La visibilità delle azioni finanziate, che si tratti di gestione di foreste piuttosto che di verde urbano oppure di impiego di prodotti legnosi nell’ambito di una stessa regione costituisce senz’altro una garanzia di veridicità degli impegni assunti e di concretezza dei risultati ambientali ottenuti.

Un ulteriore vantaggio per le imprese, promosso dal progetto Carbomark, è costituito dal marchio di cui potranno fregiarsi le organizzazioni che aderiranno al mercato. Si tratta di un marchio di cui sarà concesso l’uso a quei soggetti che operando all’interno del mercato contribuiranno a migliorare l’ambiente attraverso la mitigazione delle loro emissioni e l’impegno per il miglioramento dell’ambiente.

In definitiva il mercato Carbomark si propone come un sistema win-win nel quale tutti ci guadagnano:

  • Il proprietario forestale o l’amministrazione pubblica che vede riconosciuto e valorizzato il suo ruolo nel mantenimento degli equilibri ecologici attraverso lo stoccaggio del carbonio

  • L’impresa che può sfruttare l’immagine positiva derivante dal suo impegno a favore dell’ambiente

  • I cittadini che possono contare su un ambiente migliore e su un effetto di contrasto dei cambiamenti climatici



Tutti possono fare qualcosa

L’adesione al progetto Carbomark è aperta a tutti gli operatori economici e le pubbliche amministrazioni che hanno i requisiti per poter entrare a far parte del meccanismo proposto da questo particolare mercato. Gli effetti ambientali, nel tempo, saranno tanto più significativi quanto più elevato sarà il numero di soggetti che aderiranno alla proposta e tanto maggiore sarà la quantità di carbonio stoccato nel legno delle nostre regioni.


…nel tentativo di promuovere uno sviluppo economico sostenibile e preservare l’ambiente per le future generazioni.



www.carbomark.org


Redazione di Tettocomune - 05/08/2011
 
 
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